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Immagine di una calata con corda nella Gola di Caccaviola

La Gola di Caccaviola

La Gola di Caccaviola è una delle forre più acquatiche del Centro Italia, un vero paradiso di tuffi, scivoli e calate mozzafiato direttamente in acqua. Un percorso di assoluto divertimento che vi farà desiderare di tornarci più volte. Sembra infatti che la natura abbia concepito questa gola appositamente per stupire ed affascinare chi si inoltrerà tra le sue pareti. Per percorrerla è però obbligatorio avere una buona acquaticità e non avere paura dell’altezza.

Torrentismo vicino Benevento

La Gola di Caccaviola si trova tra i monti Civita di Cusano e Civita di Pietraroja, nell’interno del Parco Regionale del Matese, a 7 km da Cusano Mutri, un comune in Provincia di Benevento. Questa forra  fa parte di un trittico di canyon, le Gole del Tirteno, che il fiume da cui hanno preso il nome ha scavato nella roccia prevalentemente calcarea del Massiccio del Matese, un sorta di bastione naturale lungo una sessantina di km, che si trova nell’Appennino Sannita, a sua volta inserito nel grande tratto meridionale dell’Appennino.

Gola di Caccaviola: caratteristiche generali

l percorso della Gola di Caccaviola, che fra i torrentisti  è conosciuta anche con il nome di Gole del Titerno, è un percorso piuttosto lungo e vario. Dopo una prima parte di avvicinamento si entra dentro l’alveo del fiume con una emozionante discesa da 30 mt sotto una scrosciante cascata, da lì si inizia con una divertente serie di tuffi inframezzata da una camminata in un suggestivo canyon stretto fra alte pareti. Dopo un caratteristico toboga da 20 mt (da scendere in corda) ed un bel tuffo da 7 metri, la gola supera l’ultima strettoia e si allarga conducendo verso l’uscita.

Difficoltà della forra: media

La progressione in questa forra non supera in genere le 4 ore, ma molto dipende dalle persone che ogni volta vanno a formare il gruppo dei partecipanti, ognuna delle quali potrebbe avere predisposizioni diverse nell’affrontarlo. In ogni caso tendiamo a formare gruppi omogenei, basandoci o sulla nostra conoscenza personale dei partecipanti, oppure su quanto essi ci dicono riguardo a precedenti esperienze di canyoning e riguardo alla loro condizione fisica.

Da precisare che tra le possibili cause di rallentamento c’è anche l’eventuale presenza di altri gruppi di torrentisti, che potrebbero procedere più lentamente rispetto ai tempi medi di percorrenza.

Noi di Madmad Canyoning proponiamo questa forra da inizio maggio ad inizio luglio, ed organizziamo le uscite formando gruppi con un numero minimo di 8 partecipanti. La loro età deve essere compresa tra i 18 e i 65 anni.

GOLA DI CACCAVIOLA: SCHEDA TECNICA
  • Avvicinamento:  20 minuti
  • Progressione forra:  4 h
  • Ritorno alla macchina:  0 minuti
  • Tempo totale:  4 h e 30 minuti
  • Altitudine in entrata:  660 metri s.l.m.
  • Altitudine in uscita:  420 metri s.l.m.
  • Dislivello:  240 metri
  • Lunghezza percorso:  2,500 km
  • Difficoltà:  2
  • Numero calate con corda:  8
  • Altezza massima calata:  35 metri
  • Cascate d’acqua:  sì
  • Cascata più alta:  35 metri
  • Possibilità di tuffi:  si
  • Corridoi allagati:  sì
  • Toboga:  sì
  • Necessario saper nuotare:  sì
  • Necessario esperienze precedenti:  no
  • Praticabile da:  inizio mese maggio a luglio
  • Nostre uscite: da maggio a luglio
  • Lo consigliamo a: tutte le persone con un buon allenamento fisico, anche neofite
QUANTITÀ DI ACQUA NELLE FORRE

Riguardo alla quantità di acqua presente nelle forre, precisiamo che nei mesi durante i quali organizziamo le uscite questa quantità dipende dal bacino di raccolta idrico o dal nevaio da cui proviene l’acqua (accumulo invernale). Le indicazioni riportate nella scheda tecnica si riferiscono quindi ad una presenza di acqua normalmente prevedibile, ma che può variare di stagione in stagione.

Negli stessi mesi la portata media dell’acqua può inoltre subire possibili aumenti giornalieri, dovuti a rovesci temporaleschi. Nel caso di aumenti eccessivi, che possono alterare il livello di difficoltà della forra indicato nella scheda tecnica, ci riserviamo il diritto, a tutela della vostra e nostra sicurezza, di rimandare l’uscita in una data diversa da quella concordata.

 

Anche in questo caso vi proponiamo una forra che non è vicinissima a Roma. Per raggiungerla bisogna infatti percorre circa 200 km, partendo dall’uscita Roma-Napoli del G.R.A. Qualora voleste approfittare di questo itinerario torrentistico per regalarvi un weekend da quelle parti vi suggeriamo di pernottare proprio a Cusano Mutri, un paesino ricco di storia, inserito in un contesto naturale molto suggestivo. Ma non è di Cusano Mutri che vi vogliamo parlare.

 

APPENNINI, APPENNINO SANNITA, SANNITI E SANNIO

Se ci capita di pensare agli Appennini l’unica cosa che forse ci viene in mente è che si tratta di una catena montuosa che attraversa l’Italia da Nord a Sud, ma la maggior parte di noi non ha nessuna idea di quale sia il punto preciso in cui iniziano su e di quello in cui finiscono giù. Innanzitutto diciamo che sono lunghi circa 1.500 km, e poi aggiungiamo che iniziano nella Bocchetta di Altare (conosciuta anche con il nome di bocchetta di Cadibona o colle di Cadibona), un importante valico in provincia di Savona (Liguria), a 124 km dal confine con la Francia, e finiscono nell’estremità occidentale del massiccio montuoso delle Madonie, in Provincia di Palermo (Sicilia). Unico tratto d’interruzione è lo Stretto di Messina.

Questa lunga dorsale montuosa viene divisa in tre parti: Appennino settentrionale (formato da Appennino ligure e Appennino tosco-emiliano),  Appennino centrale (formato da Appennino umbro-marchigiano e Appennino abruzzese) e Appennino meridionale (formato da Appennino sannita, Appennino campano, Appennino lucano, Appennino calabro ed Appennino Siculo).

L’APPENNINO SANNITA

L’Appennino sannita si estende dal valico della Bocca di Forlì, in Provincia di Isernia (Molise), fino alla valle del fiume Calore Irpino, in provincia di Benevento (Campania). Il suo nome deriva dall’antica popolazione dei Sanniti, che tra la prima metà del I millennio a.C  e  il IV sec. a.C. abitarono e dominarono un’area dell’Italia centrale che gli antichi romani chiamavano Samnium (da cui Sannio) e comprendente gli odierni Molise e Campania nordorientale.

Secondo Strabone (un geografo e storico greco vissuto a cavallo della fine del I millennio a.C. e i primi decenni del I sec. d.C.), i Sanniti erano dei Sabini che si erano staccati da questo gruppo per trasferirsi appunto in quelli che divennero poi i territori del Sannio. Quasi duemila anni dopo gli studi archeologici e storiografici hanno potuto solo stabilire, in maniera generica, che si trattava di una popolazione appartenente originariamente al gruppo meridionale della famiglia osco-umbra, un gruppo linguistico indoeuropeo che si ritiene penetrò in Italia nel II millennio a.C. provenendo dall’Europa centro-orientale (una vastissima area collocata ad Est dell’odierna Germania e comprendente i territori degli attuali Stati balcanici). Strabone non si era quindi sbagliato di molto.

I sanniti chiamavano il territorio  nel quale abitavano Safinim e definivano sé stessi con il nome di Safineis. I romani trasformarono il primo in Sannium e per derivazione chiamarono Samnites i suoi abitanti.

CUSANO MUTRI E I SANNITI

Cercando informazioni su Cusano Mutri ci siamo accorti che tutte la pagine web sulle quali ci siamo soffermati riportano che ‘secondo gli storici si tratta dell’antica città sannita Cossa, divenuta poi Cosano’. Ma facendo una ricerca con ‘antiche città sannite’ non abbiamo trovato un solo sito web, specializzato sull’argomento, che abbia inserito il nome Cossa tra gli antichi insediamenti dei Sanniti. Quest’assenza ci è sembrata abbastanza singolare, ma non essendo degli esperti ci limitiamo a prendere nota del risultato della ricerca e di annotarlo in chiusura di questa pagina. Se pensate di poter intervenire spiegando il perché di tale assenza, vi invitiamo a lasciare un vostro commento qui in basso.

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